Beauty, fitness and sex

Mens sana … in corpore sano: sì, ma non per tutti!

Oggi vi racconto della mia vita da istruttore e già che ci sono delle palestre in generale. Intanto come sono approdata in questo mondo già lo sapete, quello che invece ignorate è la ragione per la quale ci rimango…Presto detto.
Ho un alto tasso di sopportazione, questo si sappia in generale. Come per le relazioni sbagliate a lunghissimo termine, io sono una Kamikaze dei sentimenti: non taglio finchè non sono morta spiaccicata o finchè non mi hanno triturato sentimenti, ossa e maroni in una mietitrebbia. La mia amica Lucy, la counselor, dice sempre: “Tu ci vai sempre troppo morbida con le persone sbagliate. Sii più determinata. Taglia e basta”. 
Detta così sembra facile ma per una come me, nata sotto la stella del “tutto e subito” che ci ha impiegato oltre 30 anni per capire che tutti hanno diritto ad un’altra chance, dirmi che ora devo tornare al “o ti sta bene o ciao” è come chiede di riprogrammare per intero i server di Google. Potrei rischiare un crash di sistema dal quale non mi riprenderei mai più!
Ad ogni modo sono una donna paziente….molto paziente…troppo paziente. Esagerata assai, direbbe quella santa donna di mia madre! E ha ragione.
Le palestre sono luoghi atipici. Un tempo ( e quando dico “un tempo” mi riferisco all’antica grecia o al massimo al più vicino impero romano) erano luoghi nei quali ci si incontrava per praticare sana attività fisica, parlare di affari, rilassarsi. Mentre oggi, in epoca moderna, sono luoghi di acchiappo (lasciatemi passare il termine) e di cazzeggio (mi permetto di usare questo termine, caro anche ad Andrea Camilleri). 
Ci sono, insomma, utenti che trascorrono più tempo all’angolo bar con una bibita proteica in mano e una tovaglietta asciutta sulla spalla che non in sala corsi o a dare bracciate in piscina. E quando ti incrociano in sala attrezzi ti domandano: “Ma come fai ad essere sempre così in forma?” 
Magari perchè mi alleno, penso.
Ma questi sono dettagli. La palestra non è il luogo nel quale si fa sport, almeno non per tutti. Certo, esiste anche la categoria “maniaco del fitness” ( che non appoggio certamente) e quelli con l’obiettivo di diventare Mister Universo” ( che appoggio ancora meno), ma di fondo colui che si allena con sano equilibrio per rigenerare il corpo e placare la mente non esiste quasi più. E’ merce rara, come i gorilla di Montagna o i lemuri del Madagascar. Tant’è che quando ne vedi uno non vorresti più lasciarlo andare! 
Comunque, il principio di “mens sana in corpore sano” è un motto obsoleto del quale la maggior parte intuisce il significato solo per l’alta similarità con l’italiano. Di menti sane ce ne stanno davvero pochissime e di corpi sani…bè, a colpi di proteine e integratori vitaminici direi ancora meno. La mia categoria preferita, però, è un’altra: lo “psicotico palestrato”. Di che si tratta? Presto detto. E’ colui ( ma soprattutto colei) che preferisce pagare 60 euro al mese in palestra piuttosto che 60 euro a seduta da un bravo psicoterapeuta, pensando che un po’ di movimento e un po’di sollevamento pesi possano risolvere tutte le sue ataviche paturnie, le fissazioni e le variegate manie annesse. Insomma, c’è gente che pensa che fare ginnastica possa cambiare o risollevare i propri loop mentali. Bè mi dispiace dirlo, non è così! La verità è che l’attività fisica aiuta moltissimo, ma se sei un maniaco con problemi di controllo o un depresso dal piglio indeciso, fare ginnastica non risolverà il tuo problema. Lo renderà solo parte del mio lavoro!!! E infatti qui ha inizio il vero dramma. 
Sapete chi è l’istruttore più gettonato di un corso? Quello a cui tutti vorrebbero rivolgersi non solo in palestra, ma come riferimento nella vita in generale? Lo so, molte di voi stanno pensando: il tizio gnocco con il fisico da dio greco anche se con 3 neuroni nella testa che girano tentando di non scontrarsi… Per noi signore anche questo all’occorrenza! Ma la verità è che quelli più ricercati sono gli istruttori pazienti, sorridenti, accondiscendenti, disponibili fino all’inverosimile ( e non sono mai uomini). Insomma quelli che un po’ come il parrucchiere fanno da confidenti e da silenziosi ascoltatori dei drammi personali di ciascun utente.
Guarda caso ascoltare è il mio forte, almeno quando si tratta di lavoro. E grazie a questa mia qualità posso dire di avere un discreto seguito di “drammi serali” da dover placare a colpi di calci, pugni, affondi, squat e plank. Non male vero? Terapia d’urto. Li ammazzo di fatica e tutti sono più contenti. Praticamente faccio in modo che non possano più neanche respirare dopo una seduta da 50 minuti così dopo, prossimi all’infarto, possono solo salutami con una mano e al massimo condividere messaggi di felicità per le pestate subite sul gruppo whatsapp di sala.
La domanda però nella vostra testa so che rimane: ma allora perchè continui a lavorare in questi luoghi nei quali si guadagna poco e si fa tanta fatica? Semplice, perchè è tutto parte della mia terapia: tollerare, accettare, trarne giovamento. Tollero, infatti, benissimo gli sguardi di invidia di chi non ha ancora capito che la forma fisica giusta va guadagnata, accetto il fatto che la maggior parte del genere umano non sacrificherà mai tempo e fatica per ottenere un buon risultato e dulcis in fundo traggo giovamento nel vederli stanchi morti, così se anche non perdono peso ( perchè in serata recuperano subito con pane e nutella) quanto meno in sala cala il silenzio e il momento di stretching è un reale momento di pace….per tutti!
Namaste.

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