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Matrimonio: istruzioni per l’uso

Da qualche settimana ormai sono stata catapultata in un mondo sconosciuto, un regno parallelo e misterioso come quello della serie televisiva Stranger Things. La conoscete? No? E allora forza, a documentarvi. Ad ogni modo a differenza di quest’ultima non sono stata assediata da creature mostruose e scienziati in camice bianco che tentano di occultare prove riguardanti un complotto fra Stati Uniti e creature aliene. No. Mi ritrovo piuttosto accerchiata da cugine, zie e amiche (tipo reunion di fantasmi come in Ghostbuster) che non vedono l’ora di vedere la mia agenda degli appuntamenti per accompagnarmi ad ogni piccolo evento riguardante la progettazione del mio matrimonio.
Oh – my – God!!! Non mi sono mai sentita così al centro dell’attenzione, e credetemi: non amo starci!
All’inizio, comunque, forte dell’entusiasmo dovuto dalla novità, mi sono fatta in qualche misura coinvolgere. Dai, mi sono detta, sicuramente ci sarà da divertirsi: trova la sala, trova il fotografo, trova la band, trova il vestito, trova il tempo di farlo… Già alla terza settimana di caccia al tesoro tipo pirati dei Caraibi (ma sfortunatamente senza Johnny Deep😏) ho iniziato a patire un certo senso di stanchezza, un torpore mai provato che mi rendeva il passo incerto e pesante. Sarà forse un calo di zuccheri, mi sono detta. Magari un calo vitaminico. Facciamo un calo di pazienza? Sì, tendenzialmente l’ultima. Ma per esserne certa mi sono rivolta alla mia migliore amica, la Stè, che pressappoco si trova a vivere lo stesso gap: mi sposo o, visto sto casino, mi do alla fuga all’ultimo momento?
Sorseggiando una tisana e mandando giù del cioccolato alla marijuana (legale), abbiamo affrontato il tema “matriagio” sperando di sostenerci a vicenda. 
-E niente, io sono già passata al Multicentrum.
-Ah, vedi?!Io, invece, mi sto guardando attorno: dicono che ci sia un pusher affidabile nel quartiere.
– Dai Giù, per piacere.
Sì, in effetti non è il caso di andare oltre la marijuana. Al massimo si può aggiungere un po’ di malva, smezzata da una mezza dozzina di foglie di camomilla. 
-Quindi per il vestito come hai risolto?
Ah, risolto è una parola davvero impegnativa. Tant’è che il solo pensarci mi riporta alla mente le mie ultime 6 prove abito, pronta tra l’altro ad affrontare con animo impavido e sprezzante anche la settima. Non si può certo dire che io non abbia fegato, visti i tanti pericoli che la prova abito comporta: dalle punture dovute alle spille da sarta ai mollettoni agganciati un po’ dappertutto per stringere, salire, spostare il vestito; dalle strattonate delle commesse che cercano di farti calzare a misura un abito nel quale ci entri due volte alla pelle graffiata e martoriata dal pizzo macramé (aaah, però sono graffi pregiati). 
Si arriva così ai piedi compressi in scarpe da prova che calzano due numeri in meno e al freddo gelido delle Ateliers che farebbe passare la voglia di acquistare anche un Armani ad un terzo del costo. In poco tempo, fra un leva a metti e un metti e leva, ho già perso due chili. E diciamo che non me ne rimangono molti!
Così un brivido mi corre lungo la schiena e scuoto la testa per ritornare al presente. La Stè intanto continua:
-Il fatto è che noi due siamo troppo esigenti, il problema nostro è questo. Lo vogliamo sfilato, ma non troppo. Con lo strascico, ma non troppo. Scollato ma sobrio, raffinato ma non pomposo. E ovviamente non bianco, per carità…
-Ho capito Stè, ma se la mettiamo così ci mandano in gloria anche Valentino e Dolce&Gabbana.
-Ma che sei pazza, io non voglio spendere tanto.
Ah, giusto. Dimenticavo. Non vogliamo neanche spendere tanto. Per un giorno sarebbe una follia!
Quindi come si fa?
-Una soluzione ci sarebbe. 
-Ottimo. E qual è?
-Ce lo facciamo fare.
-‘aspita. Perché si può fare?
-Ovviamente. Ti passo un numero sottobanco.
E me lo passa letteralmente così. La voce si fa più bassa e mi arriva un pizzino fra le mani tipo pacchetto di coca da spaccio.
-Sì, ma perché parli piano?
-Non si può dire che il vestito te lo fai fare. Metti che ci sente qualcuno che ci conosce, che figura ci facciamo?
Ah bè, non lo so che figura ci facciamo. Però, di certo, si risparmia. Al massimo diranno che siamo parsimoniose.
Affrontato il tema sarta, passiamo a confrontarci sul fotografo. Come deve fare le foto? 
E che ne so, pare che dobbiamo dirglielo noi?
-Ovvio, se mi fa venire male il naso non lo pago.
-Certo, sarebbe un pazzo a farti venire male il naso. E vogliamo parlare dei baffi?
-Quali baffi?
-Ah, no quelli li metti solo a carnevale. Dimenticavo.
-Quanto sei scema.
-Sì, lo so. In definitiva ci rimane ancora la lista degli invitati.
-Non me ne parlare. Io ho fatto dei seri tagli. 
Ecco, i mitici tagli da matrimonio. Quando tiri giù la lista degli invitati e inizi a fare: noooo, per cortesia, questo mi sta troppo sulle bolidas, non ce la posso fare… 
-Sì, ma quindi la Sassy che si è sposata da poco? Non la inviti?
-Stè, ho ricevuto solo la partecipazione al suo matrimonio e credo glielo abbia pure suggerito un’amica in comune per non farle fare brutta figura. Direi proprio di no.
-Che villana. Dopo un anno intero trascorso insieme…E la Rosy?
-Eh, la Rosy! Dimmelo tu. Non so che fine abbia fatto ormai. Si starà consultando con qualche santone in Tibet: sai com’è la meditazione tantrica…
-Veramente no, non lo so. Ma dici che funziona?
-A occhio e croce direi di no.
-Oh, cielo. E la Patty? Io non so proprio che fare.
-Eh, bisogna vedere intanto se ci viene. Non l’ha presa proprio bene questa cosa che ti sposi, mi sa. E poi devi vedere se il suo ultimo spasimante ce la fa a reggere due matrimoni a distanza ravvicinata: fra dentiera e anca in titanio.
-Giù, ma sei terribile.
-Onesta. Sono onesta.
E così, fra una sciocchezza e l’altra abbiamo trascorso un intero pomeriggio a ridere (e piangere) per tutto ciò che drammaticamente (e a tratti anche piacevolmente) ruota intorno a questo evento. In definitiva posso dire che organizzare un matrimonio non è cosa semplice. Ci vuole pazienza, dedizione, una certa destrezza e una spiccata capacità nel far coincidere tutti gli appuntamenti. Se siete bravi a Tetris vi trovate già a buon punto! 
Un anno è il tempo minimo per fare tutto questo senza risentire troppo dello stress e dei cattivi effetti da radicali liberi. Forse servirsi di un wedding planner non è un’idea malsana, ma a meno che voi non stiate sposando Mister Gray (quello delle varie sfumature di grigio, di rosso, di nero e di sadomaso) forse è il caso di arrangiarsi un po’ da sole e farsi consigliare da qualche amica o cugina. Concluderei dicendovi che se il vestito dei vostri sogni non si trova in vetrina, ma nella vostra testa allora fatevelo fare, senza remore. E se qualcuno di quelli che pensate sia necessario invitare solo perché se non lo fate “pare brutto”, allora desistete. È il vostro matrimonio e sui volti degli invitati deve esserci solo un sorriso, possibilmente vero e non di circostanza.
Stay with me perché ci sarà ancora tanto da organizzare. 

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