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San Valentino’s Day… quest’anno lo festeggio a modo mio!

Il fatto che io sia una donna dall’animo poco romantico è ormai cosa risaputa nella mia stretta (a larga) cerchia di amicizie: adoro le romanticherie e le affettuosità in generale esattamente come far la fila all’ufficio postale verso ora di pranzo oppure vedermi rimuovere la macchina “appoggiata” un istante nell’area adibita allo scarico merci. Ad ogni modo, vista la mia fortuna amorosa, nessuno dei miei amici pensava potessi essere tanto sadica da festeggiare proprio quest’anno il giorno di San Valentino. Tra l’altro dopo una recente separazione. 
Quando ho detto a tutti che mi sarei organizzata in maniera degna di questo evento, la mia stretta (e larga) cerchia di amicizie ne è rimasta sconvolta!🙄Qualcuno mi ha dato della masochista . Qualcun altro, impietosito (quasi prossimo alle lacrime), si è fatto avanti per tenermi compagnia. E qualcun altro ancora ha pensato avessi già soppiantato la mia vecchia fiamma con un nuovo incendio. In realtà ho ignorato un po’ tutti concedendomi di riflettere attentamente sulle mie precedenti relazioni amorose per farne poi un bilancio. Alla fine ho concluso quanto segue: San Valentino porta male!😑 Non è il protettore degli innamorati, il nume tutelare dei cuori in giubilo, né tanto meno l’ispiratore di poeti e cantautori. È piuttosto il patrono dei futuri separati, dei desperados e dei cervi a primavera. Quindi eccomi a rimembrare i bei tempi andati, utilizzandoli come monito per il futuro. Iniziamo come sempre per gradi. Il mio ultimo San Valentino festeggiato ben sei anni fa (cioè all’inizio di una lunga storia d’amore e mai più celebrato) guarda caso coincise con una terribile tormenta di neve. Pensate stia scherzando? Affatto. Avrei dovuto interpretarlo come un segno del destino! Il mio “appena” fidanzato del tempo devo dire si comportò da vero uomo delle nevi. Affrontò ben -7 gradi per regalarmi un meraviglioso lettore e-book che al momento della nostra separazione ha conservato per sé. A parte questo, affrontai anch’io -7 gradi, trasformandomi in pochi minuti in un big foot assiderato con le estremità ormai prossime alla cancrena e una capacità polmonare da enfisema. Da quel momento giurai a me stessa che se ci fossero stati anche solo 0 gradi non avrei messo piede fuori di casa per ricevere alcunché. 
In occasione di un altro San Valentino il mio “futuro” fidanzato (un tipo simpatico, elegante e anche abbastanza gentile) mi invitò a cena. Era il nostro primo appuntamento. Fu così carino da ordinare un menu assolutamente vegetariano, quasi vegano, accompagnandomi poi, a fine serata, alla manifestazione “No alla violenza sugli animali” organizzata dalla LAV. Mi parlò, inoltre, lungamente della sua passione per la cucina ayurvedica e del fatto che sarebbe stato felice di assaggiare specialità ispirate alla cucina crudista. Pensai insomma fosse l’uomo della mia vita! Dopo circa un mesetto da quel fatidico colpo di fulmine mi ritrovai a cena con un paio di amiche in un ristorantino vegano situato giusto di fianco al più rinomato locale per carnivori della città. Immaginai che i proprietari fossero parenti perché si sa, le rivalità tra consanguinei fanno di questi scherzi. Ad ogni modo, passando davanti alla vetrata del suddetto locale, chi ti intravedo? Il mio fidanzato. Le mie amiche sconvolte mi domandano: “Ma scusaci, Sandro non era vegetariano come te?”. Rispondere sarebbe stato superfluo perché a vederlo affondare i denti nell’ossobuco era come guardare una puntata del Serial Hannibal: scarnificava le costolette come un roditore da film dell’orrore e risucchiava il midollo come un formichiere geneticamente modificato.
Non ho retto quella vista e sono entrata per chiedere spiegazioni. Quando mi ha vista è rimasto impassibile e prima ancora che dicessi qualcosa ha esordito serafico: “Amore, non ne potevo più di mangiare germi di soia e cotolette di seitan. Avrei dovuto dirtelo a San Valentino che la nostra storia non avrebbe avuto futuro”. Ecco, e avrebbe fatto bene. Perché non solo non mi sarei illusa ma non avrei neanche speso un botto per cucinargli l’impossibile rifacendomi alla cucina macrobiotica fruttariana che manco sapevo cosa fosse.
Arriviamo così al miglior San Valentino di sempre. Il più “antico” dei miei spasimanti pensò bene di invitarmi a trascorre una serata al museo (avrei potuto scriverla io la sceneggiatura di “Night at the museum”, ripensandoci). Comunque…Guida archeologica lui stesso, il mio amato professore pensò bene di organizzare un evento degno di un’appassionata di storia come me, facendomi rivivere le più antiche trame d’amore raffigurate su antichi manoscritti, naturalmente vergati a mano. Una romanticheria degna di Catullo, Ovidio e Properzio tutti messi insieme. Trascorremmo così due lunghe ore camminando fra teche vagamente illuminate e ricostruzioni di antiche sepolture ricoperte di polvere. Davvero una bella esperienza, ragnatele e acari a parte. Unica nota stonata della serata? Scoprire di essere rimasti chiusi dentro!
“Ma amorino non avevi detto di avere la chiave?”.
“Sì micetta, ma temo di averla lasciata in portineria”.
“Andiamo a prenderla allora, no?”.
“Eh no, perché l’addetto è andato via e ha chiuso la stanza con la sua chiave”.
“E come pensi di risolvere questa cosa, amore tesoro?”
“Guarda, potrei provare a chiamare dal telefono al piano di sopra. Ma chissà se nel frattempo il custode è arrivato a casa”. (Al tempo non c’erano così tanti cellulari).
Conclusione della serata. Tra umidità e parassiti trascorremmo diverse ore litigando e aspettando che il custode arrivasse al paese, ricevesse la telefonata e poi tornasse indietro a liberarci.
Da quel giorno ogni volta che entro in un museo chiedo l’orario di chiusura e appena sento l’avviso che è ora di andar via, inizia a montarmi l’ansia e mi precipito all’uscita.
In definitiva, paga di tutte queste esperienze degne del più grande amore mai vissuto, quest’anno mi sono organizzata così: sono entrata in un negozio di scarpe e ho chiesto quale fosse l’ultimo modello di Jimmy Choo. Poi ho baciato la mia carta di credito dicendole che ne sarebbe valsa la pena e l’ho fatta strisciare. Dopo di che, con questa piuma di vera eleganza ai piedi ho prenotato nello stesso ristorantino vegano del mio secondo San Valentino scoprendo con enorme piacere che il ristorante per carnivori aveva chiuso. Dulcis in fundo ho assaggiato pietanze gustosissime e ottimamente cucinate e a fine pranzo mi sono consegnata un bigliettino antichizzato scritto di mio pugno che recita così: “Amore della mia vita, spero che questo momento sia per noi indimenticabile”. Ecco, ora sono certa che questo San Valentino lo sarà per davvero!😘
I love me!!!❤️❤️❤️
Buon San Valentino a tutti e Stay with my adventures.

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