Selfhelp

La crisi della seconda volta!

Di ritorno da una piacevolissima festa in maschera, travestita da signora d’alto bordo anni ‘20 e con la testa un po’ confusa da ragionamenti da Belle Èpoque (e diciamo pure da qualche Pampero di troppo), mi ritrovo alle 3 del mattino al telefono a discorrere con una cara amica a proposito della sua personale crisi sentimentale. Comprenderete bene con quanta lucidità io abbia potuto affrontare l’argomento vista la serata, tuttavia ad un’amica non si dice mai di no neanche quando le palpebre si chiudono pesanti e il letto inizia a diventare un miraggio pari ad un’oasi del deserto. Mettendomi dunque comoda, con i piedi immersi in una vaschetta d’acqua ghiacciata (per cercare di restar sveglia) ho ascoltato tra l’ottundimento e il divertimento quanto segue:
“Non mi vuole più. È assurdo, prima era un continuo complimentarsi per tutto ciò che dicevo, facevo, pensavo…E adesso?”
E adesso, ho pensato, il giochino s’è rotto e salta fuori che ne vuol comprare uno nuovo. Sono un’amica crudele, vero? No dai, questa cosa l’ho pensata ma non l’ho detta!
“Ma non è possibile, mi incalza la mia amica, lui non è più quello di una volta”. Intendendo con “una volta” solo la scorsa settimana. 
“Quando lo chiamavo mi rispondeva dicendomi: trespolina mia, cosa fai? Ma dolce pelosotta del mio cuore ti andrebbe di vederci?”. E frasi affini da coma diabetico. Poi, improvvisamente, dalla seconda…volta in poi, lei lo chiama per dirgli carinerie affini a quelle sopra citate, come: “Topolotto glicemico mio, mi pensi?”. E lui : “No scusami, ma ho una paziente qui. Non posso parlare adesso”. 😶
Ah, ho pensato io. E allora perché le ha risposto? Poteva richiamarla direttamente dopo, no? 
La mia amica, coriacea, però ci riprova dopo un paio d’ore decisa a capire cosa passi per la testa del suo uomo: “Amore, sono io”. E lui: “Sì, cosa c’è?”. Ma come cosa c’è? E la mia amica: “Ma veramente non c’è niente di che, volevo solo…”. 
Lei non fa in tempo a concludere la frase perché il gran lord con il quale ha una relazione le risponde: “ E allora cosa mi chiami a fare a quest’ora? Lo sai che ho i pazienti in studio”. 
Le conversazioni tra i due si assottigliano sempre di più, tra una battuta pungente di lei e una virata ambigua di lui. Alla fine questo maestro d’amore d’altri tempi la congela con un “cara, la verità è che ti vorrei più in forma”. Ma come, penso, se la mia amica è una strafiga da paura? Questo tizio deve avere seri problemi, di vista oltre che comportamentali. 
Comunque a questo punto della telefonata la sento scoppiare in lacrime e per quanto io possa essere ferma di polso e dura di cuore (questo nelle versioni di me più estreme quando serve che sia di pugno fermo) inizio a sentire male allo stomaco e un moto di commozione mi coglie alla sprovvista. Le lacrime di un’amica, ahimè, mi fanno quest’effetto: in fondo in fondo sono buona anch’io.
Intanto che il diluvio universale impazza nell’animo della mia amica le suggerisco: “ Tesoro, ascolta. È palese che lui non sia l’uomo per te. Altrimenti non sarebbe accaduto quanto mi stai raccontando. Lo so che staccarsi dopo così tante intense chattate notturne su whatsapp è difficile e ancor più lo è dopo aver condiviso una notte di folle sesso con lui, ma…”. In realtà si è trattato di una mezza serata e manco tanto folle, mi corregge la mia amica. Ecco appunto. La questione è che il bellimbusto gustato il suo pezzo di tiramisù, il suo tortino al cioccolato, la sua foresta nera (oh, sono tutti dolci apprezzatissimi quindi non si guardi al doppio senso 🤣) ha deciso che gli sarebbe bastato. E siccome il tipetto è anche in sovrappeso ha subito deciso di mettersi a dieta senza però dirlo apertamente alla mia amica che, cotta di amore per lui, sperava già in una relazione dolciaria a lunga scadenza. La questione a questo punto, qual è? Che si può fare in questi casi quando si presenta davanti a noi un soggetto da utilizzare al massimo come tappetino scendiletto? 
Dal mio punto di vista ci sarebbe ben poco da fare: mandare il soggetto in questione verbalmente ad Honolulu e poi iniziare a guardarsi attorno per trovare un altro “meno bellimbusto” con il quale iniziare un nuovo capitolo dolciario. Tuttavia, si sa, noi donne abbiamo la pessima abitudine a legarci a chi ci rifiuta. Pare che più ci trattino male più tendiamo ad aderire a questi balenghi come koala all’albero di eucalipto. Forse perché allo stesso modo amiamo sentirci un po’ drogate, appannate da questa sensazione di euforia dovuta alla prima volta. Che poi, parliamoci chiaro: quasi sempre questa “volta” è un vero drammatico disastro! Ma noi, crocerossine senza macchia né buon senso, insistiamo perché sempre dobbiamo dare un’altra chance! Perché poi, per la miseria?😒 
Comunque da un certo punto di vista dare un’altra possibilità non è una brutta cosa, la questione è offrirla non solo all’uomo giusto ma pure all’uomo che questa opportunità la vuole. Se, invece, a volerla siamo solo noi allora ci mettiamo soltanto nei guai. Gli uomini, come ho spiegato alla mia disperata amica, non sono così lungimiranti. No. Loro pensano che quella volta sia determinante. Se va bene fanno “wow” (che è l’unica esclamazione che conoscono quando sono entusiasti o anche solo vagamente incuriositi) altrimenti fanno “next” (quelli che sanno un po’ di inglese, altrimenti dicono “ a prossima” e basta). In definitiva dopo quasi tre ore di conversazione telefonica nel cuore della notte si sono fatte le 6 del mattino e anche l’acqua ghiacciata della mia bacinella è andata in ebollizione. La fascia da donna anni ’20 mi è calata sul naso e il fiore di plastica che l’adornava è appassito. Completamente adagiata sulla schiena in una posa assolutamente innaturale come nel dipinto di Fussli “Incubo” (ecco, più o meno come mi pareva fosse quella telefonata) ad un certo punto ho iniziato a confondere le parole e una frase del tipo “un amore così grande non può appassire” si è trasformata in “un languore così grande non ti può appiattire”…Insomma un delirio! 
Scorte ormai le luci dell’alba ho pregato la mia amica di andare a dormire, mentre a me sarebbe toccato andare a lavorare. Mentre cercavo di capire come rimettere in piedi i miei muscoli facciali e cosa inventarmi per la lezione dei miei studenti, ho lasciato la mia amica con questo monito: “Tesoro, ma tra 7 miliardi di persone vuoi che non esista la tua anima gemella? Dove sia questo sant’uomo non lo so ancora, ma di certo non si tratta di questo tizio”. E così prossima al coma, mentre i miei studenti guardano un film sulla grande guerra (grazie al cielo), suggerisco anche a voi di non fissarvi se un uomo dopo la prima volta non vuole rivedervi per la seconda. Intanto vuol dire che non ne vale certamente la pena e secondo sappiate che ne troverete a dozzine più che felici (e pure voi) di andare ben oltre la centesima… volta. Magari anche la millesima!!!
Rasserenatevi e Stay with my adventures.

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